I momenti in cui vi sentite più vivi (bye bye 2019)

I momenti in cui vi sentite più vivi (bye bye 2019)
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L’ingrediente segreto delle abitudini

“Pensateci: quali sono i momenti in cui vi sentite più vivi?” – ho chiesto alcuni giorni fa sul mio profilo Instagram.

Io non ho dubbi: quei momenti in cui le cose sfuggono alle maglie strette dei miei piani.

Quelle maglie che sono io stessa a tessere e stringere, perché mi danno sicurezza.

L’importanza delle abitudini è glorificata da chi si occupa di sviluppo personale, e io ne sono convinta: senza buone routine quotidiane si va poco lontano, soprattutto quando si lavora in proprio.

E’ affascinante l’idea dell’artista maledetto, così come l’ipotesi di poter lavorare ad ogni ora e in ogni dove quando si è freelance, ma la verità è che senza una routine consolidata è davvero difficile poter lavorare in autonomia, perchè quando non hai qualcuno che ti impone una struttura dall’esterno devi dartela necessariamente da sola.

Basta leggere “L’arte di correre” di Murakami per capirlo, oppure “On writing” di Stephen King.

Però è vera anche un’altra cosa, e l’ho capita in quest’ultimo mese dell’anno: fare troppo affidamento sulle routine può renderci aridi e toglierci l’ispirazione. Per questo secondo me c’è un ingrediente segreto per rendere davvero efficace le abitudini quotidiane: la capacità di saperle rompere.

Affinché la routine sia davvero utile nell’economia della nostra esistenza bisogna saperla rompere al momento opportuno, essere flessibili abbastanza, altrimenti saremmo tutti automi iper-produttivi ma senza creatività, presumibilmente in preda all’ansia e al panico.

Io ci sto lavorando 😉

Nel mio 2019 sono stata un po’ più flessibile sulle routine.

L’unica che ho mantenuto senza soluzione di continuità è quella della scrittura.

Scendere in profondità

Aix en Provence Atelier Cezanne giardino
Io che scendo in profondità nel giardino dell’Atelier di Cezanne a Aix en Provence

Come avevo detto a inizio 2019, era sulla scrittura che avevo deciso di focalizzarmi quest’anno, e così ho fatto.

Da questo punto di vista ho rispettato i propositi che avevo per il 2019, anche se la strada da fare è ancora lunga.

In particolare, mi manca un certo tipo di scrittura, quella che si allontana dai classici articoli condivisi sui social (“Le dieci cose da fare a…”, “Cinque buoni motivi per…”), una scrittura un po’ meno seo oriented e un po’ più soul oriented.

Una scrittura che vada a fondo.

Perché la verità è che io in quell’andare a fondo ci sto proprio bene. Nello scrivere come nella lettura di un romanzo.

Gli stimoli superficiali dei social mi fanno venire le palpitazioni, la scrittura di un testo come questo mi rallenta i battiti, mi manda nel flow, mi riconnette con me stessa.

Nel 2020 vorrei crescere e focalizzarmi ancora di più sulla scrittura. Sul tipo di scrittura che amo.

Il brutto e il bello

Questo 2019 non è stato un anno “facile”.

Una carta su cui avevo puntato si è rivelata un bluff, che mi ha fatto perdere tempo ed energie.

Un rapporto professionale del passato si è definitivamente interrotto lasciandomi con l’amaro in bocca e con diversi punti interrogativi, nonostante abbia fatto di tutto per sbatterci contro in cerca di un perché (e io quando non capisco i perché delle cose impazzisco).

Ma it happens.

D’altro canto, ho iniziato nuove e belle collaborazioni, e proseguito altri progetti già in corso.

E a settembre ho tenuto il mio primo workshop sull’autenticità nel visual storytelling al Mansardina Day di Gioia Gottini: un’esperienza che mi ha fatto capire che i limiti siamo solo noi a darceli, e a volte ci vuole qualche spinta esterna per arrivare dove potremmo ma abbiamo paura!

Il movimento è la soluzione

Ah… e i viaggi!

Lo scorso anno mi ero imposta una sorta di esilio forzato, convinta che il movimento costante non fosse la soluzione.

Oggi invece credo che il movimento SIA la soluzione… più o meno.

Non quando è fine a se stesso, ma quando ti porta fuori dal tuo girovagare mentale.

Qualche settimana fa ho iniziato a pensare di meno. 

So che può suonare paradossale ma è proprio così 🙂

Mi è scattato un meccanismo per cui quando mi trovo a pensare e ripensare alle cose (del tipo: “Cosa succederà se…?”, “Cosa penserà quella persona se…?”, “Cosa accadrà se non faccio quello?” e “Se lo faccio poi succede questo…”), dopo che lo stesso pensiero mi è ronzato in testa per tipo 3-4 volte, mi sono imposta di darmi una spinta e andare oltre.

Fare quella cosa anche se le conseguenze non saranno del tutto prevedibili.

Ed è liberatorio. Forse per molte persone è scontato vivere così, per me no.

Ma non ho più voglia di vivere più nella mia testa che fuori, così ho iniziato a lanciare sassi, a fare più cose. Ci vuole allenamento ma è una pratica che dà i suoi risultati.

E quindi dicevo: i viaggi sì, ben vengano!

Perchè il movimento (anche se non perfettamente finalizzato a uno scopo, o almeno ad uno scopo evidente) è sempre meglio della stasi.

La cosa bella è che quando cominci poi le cose sono esponenziali: più fai e più faresti, più ti lanci e più ti lanceresti. Viceversa più ci si frena, più si rumina sulle cose, meno si fa. Ecco, io in questo 2020 voglio smettere di rimuginare, voglio continuare a stare nel flow.

E voi avete fatto il bilancio di quest’anno? Cosa vi augurate per il 2020?

Buona fine e buon inizio amici!

Ps. A proposito di viaggi, del mio bilancio 2019 in questo ambito vi parlerò domani 😉

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