LANZAROTE / 1 : L’ISOLA DEGLI ARTISTI
Houellebecq, Manrique, Saramago
Non ricordo esattamente quando sia nata la mia attrazione per Lanzarote.
Forse quando ho scoperto che Michel Houellebecq, uno dei miei più recenti innamoramenti letterari, ha dedicato un libro a quest’isola. O forse quando ho saputo dell’esistenza di Cesar Manrique, l’artista che ha praticamente “dato forma” a Lanzarote in un modo che si può comprendere solo andando a vedere di persona. O ancora, forse, dopo aver visto immagini dei paesaggi aspri e magnetici di quest’isola, dei suoi incredibili contrasti cromatici: nero, rosso, blu, con rarissimi sprazzi di verde. Infine, forse, quando ho scoperto che il Premio Nobel per la letteratura José Saramago ha vissuto a Lanzarote i suoi ultimi 18 anni di vita, in una casa che è ancora visitabile, con un’immensa biblioteca di 15.000 volumi – “una casa fatta di libri” come lui stesso l’ha definita.
Ecco, credo sia stato l’insieme di tutti questi motivi a portarmi a Lanzarote con una certa urgenza, seguendo uno di quei richiami irresistibili di cui col tempo ho imparato a fidarmi.
Arrecife, la nostra base di partenza
Per arrivare ad Arrecife (la nuova capitale dell’isola, prima era Teguise), ci sono voli diretti da Roma e da Milano, che
permettono di raggiungere l’isola dall’Italia in circa 4 ore. Una volta atterrati all’aeroporto di Arrecife il modo migliore per spostarsi è noleggiare un’auto: Lanzarote è piccola (poco più di 800 kmq) e ci si sposta agevolmente in auto da un suo capo all’altro, anche perché il sistema stradale è molto efficiente e la benzina economica.
Abbiamo alloggiato all’Arrecife Gran Hotel e SPA, raggiungibile in circa 10 minuti di auto (o di taxi) dall’aeroporto.
Con i suoi 17 piani, l’hotel è uno dei pochi grattacieli dell’isola, che perlopiù è caratterizzata da tipici edifici bassi e bianchi, a prova di vento (uno degli elementi atmosferici immancabili a Lanzarote). Manrique, ho scoperto poi, si è battuto strenuamente contro l’introduzione dei grattacieli sull’isola e contro gli scempi dell’urbanizzazione.
L’Arrecife Gran Hotel, però, è ben integrato nel paesaggio e regala una vista mozzafiato sulla spiaggia del Reducto.
Arrecife è in un’ottima posizione per scoprire Lanzarote, proprio a metà tra nord e sud, affacciata sulla costa africana e dunque meno ventosa di altre località.
L’incredibile storia di Lanzarote
Da dove cominciare dunque a raccontare Lanzarote? In cinque giorni di viaggio alla scoperta dell’isola – la quarta in ordine di grandezza dell’arcipelago delle Canarie – non ci siamo fermati un attimo, tante sono le cose da vedere in questo luogo davvero unico, rifugio e fonte di ispirazione per grandi artisti.
Ho pensato di dividere il mio racconto in due parti: la prima – questa – dedicata alla “Lanzarote degli artisti”, con le tappe fondamentali per un viaggio sulle tracce di Manrique e Saramago, la seconda dedicata alle meraviglie naturali dell’isola.
Per apprezzare davvero Lanzarote bisogna però partire dalla sua incredibile storia e dalle terribili eruzioni vulcaniche che sconquassarono l’isola per ben 6 anni, dal 1730 al 1736 e ancora nel 1824: il magma ricoprì un quarto dell’isola, formando la più grande distesa lavica del mondo!
Sappiamo di questi drammatici eventi perché il prete Andrés Lorenzo Curbelo, parroco di Yaiza, scrisse un diario dove documentò tutto, finché non fu costretto a fuggire da Lanzarote. Oggi tutto sull’isola è letteralmente pietrificato.
Ho letto le cronache di padre Curbelo in appendice al romanzo di Houellebecq (“Lanzarote”, ed. Bompiani, poco più di 70 pagine che si leggono nel tempo del volo aereo e che permettono di immergersi nel mood un po’ apocalittico dell’isola).
Ma torniamo a noi e alle tappe fontamentali per scoprire la Lanzarote degli artisti, dai principali luoghi legati a Manrique alla Casa di José Saramago.
La Casa Museo di Manrique (Haria)
Cominciamo dal nord, dalla zona di Haria, dove si trova la Casa Museo di Manrique, che vale assolutamente la pena visitare (anche se trovarla non sarà semplice perché, stranamente, non è ben segnalata). Qui ci si immerge nel mondo dell’artista, scoprendo un po’ della sua vita, delle sue abitudini private e delle sue passioni, tra pezzi d’arte, alcuni da lui disegnati, tanto verde, tante piante, legno e un’estremizzazione del suo amore per la fusione di artificiale e naturale: magnifici bagni padronali con vetrata aperta sul giardino, alla faccia del pudore! La parte esterna dell’abitazione è rimasta incompiuta quando Manrique, nel 1992, scomparse prematuramente in un’incidente d’auto.
Vale la pena fermarsi a vedere anche i filmati con testimonianze dell’artista, dei tanti operai che hanno lavorato alle sue opere e delle persone di Lanzarote che fanno emergere la figura di Manrique come quella di un leader visionario, che ha saputo dare una forma e una direzione all’isola. A giudicare da come viene tenuta Lanzarote oggi, sembra che il suo messaggio sia stato recepito forte e chiaro e venga preziosamente custodito. Nello spazio della tenuta è visitabile anche l’enorme studio-atelier rettangolare di Manrique, dove tutto è rimasto come lui lo aveva lasciato.
Il villaggio di Haria
Una volta ad Haria, vale la pena visitare il villaggio stesso, una delle località più caratteristiche dell’isola, situata in quella che viene chiamata la “Valle delle Mille Palme” e caratterizzata dalle tipiche casette bianche e da un centro dove si può scoprire un po’ la vita dei lanzaroteni: gli abitanti di Lanzarote sono poco più di 140.000 in tutta l’isola e non ci si imbatte frequentemente in scene di vita quotidiana.
Noi ci siamo trovati ad Haria durante il weekend della festa di San Juan, molto sentita in Spagna: attirati dalla musica, ci siamo trovati nella piazza centrale del paese, dove si teneva un concerto di musica rock anni 70, piena di autoctoni che ballavano come pazzi alle 4 del pomeriggio sulle note delle hit italiane anni ’70!
Ad Haria non perdetevi “La Puerta Verde”, localino tipico davvero delizioso. Uno dei piatti tradizionali, proposto in quasi tutti i ristoranti dell’isola, è l’insalata di gamberi con insalata, pomodoro, guacamole e formaggio di capra: davvero buonissima. In questo locale in particolare ne ho assaggiata una versione squisita con l’aggiunta di frutta. Non mancate di assaggiare anche le patate tipiche dell’isola: piccole, tonde e dolci, servite con guacamole e altre salse piccanti.
Il Mirador del Rio (Haria)
Sempre nella zona di Haria si trova il Mirador del Rio: l’edificio del Mirador fu realizzato da Manrique nel 1973 ed è imperdibile per il suo panorama spettacolare, forse il più incredibile dell’isola. Siamo all’estremo nord di Lanzarote, affacciati su una scogliera di 479 metri e sulle Salinas del Rio, mentre in lontananza si vedono le isole di La Graciosa e Alegranza.
State già immaginando di andare a vedere il Mirador al tramonto? Non fatelo, perché l’edificio chiude prima delle 18 (a proposito: verificate sempre gli orari di apertura e chiusura in tutte le altre attrazioni private di Lanzarote). In ogni caso, anche rimanendo fuori dal Mirador e senza poter apprezzare il tocco di Manrique, si gode di una vista impareggiabile.
I Jameos de l’Agua (Haria)
Ad Haria potrete visitare anche i Jameos de l’Agua, la prima opera che Cesar Manrique realizzò a Lanzarote, tra il 1966 e il 1968. I due jameos sono grandi cavità all’interno della crosta lavica del Tunel de la Atlantida, dove fino alla fine degli anni Sessanta i contadini gettavano la spazzatura. Manrique ripulì e recuperò i due jameos, trasformandoli in un’opera d’arte. All’interno della prima caverna c’è un lago di acqua salata, dove crescono piante subtropicali e potete pranzare in uno scenografico ristorante su terrazze di roccia. Il lago è popolato di granchietti albini, completamente ciechi perché vivono sempre nell’oscurità. Il percorso prosegue poi verso un’abbagliante piscina di acqua turchese, che Manrique volle proprio per esaltare il contrasto con il nero della pietra dei jameos. Infine, si arriva in un auditorium incastonato nella roccia, dove si tengono suggestivi concerti.
Jardin de Cactus (Guatiza)
Spostandosi un po’ più verso il centro di Lanzarote, a Guatiza, si trova il Jardin de Cactus: non potete immaginare cos’è questo posto prima di vederlo! Vi lascerà a bocca aperta. Il Jardin de Cactus è l’ultima opera completata da Cesar Manrique (fu inaugurato nel 1990). Ospita ben 1400 varietà differenti di cactus di ogni forma e dimensione (circa diecimila esemplari), collocate nella conca di un’antica cava di pietra e distribuiti su terrazzamenti, ai piedi di un mulino. Qui potrete sbizzarrirvi in fotografie a prova di Instagram, passeggiando su vari livelli in mezzo alle piante, scoprendone caratteristiche, peculiarità e stranezze.
Fondazione Cesar Manrique (Tahiche)
A Tahiche si trova la Fondazione Cesar Manrique, nell’antica residenza di Cesar Manrique, dove l’artista viveva prima di trasferirsi ad Haria, e fu costituita nel 1968. Vi si possono scoprire opere di Manrique e di altri artisti lanzaroteni o suoi amici. Si ammirano i contrasti tra il bianco tanto amato dall’artista e il nero del paesaggio, con tocchi di verde sgargiante dati dalle piante. La cosa più suggestiva è scendere ai piani inferiori della casa, costituiti da cinque bolle vulcaniche sotterranee, con arredi di design anni ‘70 dall’aspetto retrofuturista, dove Manrique era solito intrattenersi la sera con la sua cerchia di amici e artisti.
Ristorante El Diablo, nel Parque Nacional de Timanfaya
Poteva quel visionario di Manrique non lasciare il segno anche nel Parco Nazionale del Vulcano Timanfaya, in mezzo a quelle Montañas del Fuego che sono quanto di più incredibile la natura abbia creato a Lanzarote? Certo che no! Infatti proprio nel luogo da dove partono le escursioni in pullman sulle Montañas del Fuego (Islote de Hilario), si trova lo spettacolare ristorante “El Diablo”, di forma circolare, con vetrate panoramiche su tutto il perimetro che regalano una vista mozzafiato sullo scenario delle Montagne del Fuoco. Vale davvero la pena fermarsi a pranzo.
Casa di José Saramago (Tias)
La Casa di José Saramago si trova a Tias ed è diventata subito uno dei miei luoghi del cuore a Lanzarote. Si tratta della casa che lo scrittore, premio Nobel per la letteratura nel 1998, abitò negli ultimi 18 anni della sua vita, e dove scrisse i suoi “Quaderni di Lanzarote”. La casa è visitabile con una guida ed è un’esperienza magica. Tutto nell’abitazione e nel suo bellissimo giardino parla di Saramago, della sua vita, delle sue abitudini e delle sue passioni, testimoniate dagli oggetti più cari e dalle tante fotografie, addirittura ci sono ancora quelle attaccate sul frigorifero. Sulla scrivania del suo studio ci sono i libri che consultava quotidianamente durante il suo lavoro.
Adiacente alla casa si trova la biblioteca di Saramago, con oltre 15.000 volumi: non a caso lo scrittore definì la sua casa di Lanzarote “una casa fatta di libri”.
Tutto qui emana un’energia particolare, impossibile non restarne colpiti.